mercoledì 13 novembre 2013

Portare il collare




Tre giorni fuori, da solo, in ‘un’altra città, per lavoro.
“Padrona, devo portare con me un simbolo della mia appartenenza a Te?”
“Sì, il collare”
E così nella borsa ho riposto il collare nero, e appena in treno sono andato nella toilette e me lo sono messo.
Poi mi sono guardato allo specchio …
“Si vede M., si vede … Credevi che, senza stringerlo troppo, calasse sul collo quel tanto che non si riuscisse a scorgere sotto la camicia aperta, e invece …. Cosa penserà chi vedrà? Qualcuna o qualcuno mi farà delle domande? Come reagirò ai loro sguardi?”
Un respiro per prendere fiato, ed esco, avviandomi verso il mio posto.
“Ecco, quella donna forse ha visto …” Mi batte il cuore. La mano aggiusta il collo della camicia, lo chiude in un patetico tentativo di occultare la striscia di cuoio nero borchiata di metallo. Mi siedo al posto, quasi schiacciandomi nella poltrona.
Poco dopo arriva il controllore. Quasi non lo guardo mentre comunico i dati del mio biglietto. Ora è il turno di due assistenti, che offrono spuntini e da bere. Mentre ringrazio e prendo  il bicchiere che una di loro mi porge, cerco di non incrociare il suo sguardo, probabilmente ottenendo esattamente l’effetto opposto a quello voluto, non far notare ciò che indosso. “Magari appena allontanati, commenteranno su ciò che hanno visto. E chi sarà più attento a questo particolare? Le donne o gli uomini? Le donne, di sicuro ….”.
Passa il tempo, e passano i chilometri sotto le ruote del treno. A un certo punto mi chiedo: “Perché sto facendo questo?”
La risposta è ovvia: “Lo faccio per Medusa, la Mia Padrona, che me lo ha chiesto, rispondendo peraltro ad una mia domanda. In fondo volevo questo, come spesso vorrei urlare che Lei, Medusa, è la Mia Padrona, che io sono il Suo schiavo ed appartengo a Lei! Ed allora perché vergognarsi, perché preoccuparsi del giudizio degli altri? Devo essere orgoglioso di portare questo collare! Non lo devo nascondere, e non lo farò!”
Ora non mi sottraggo più agli sguardi. Un certo momento mi faccio una foto, che invio a Medusa. In essa sorrido, e non fingo, perché sono felice di portare il Suo collare, di essere il Suo cane.
Sono arrivato, e mentre cammino tra le gente il collare è sempre al suo posto. So che in alcuni momenti, in certe situazioni, per forza lo dovrò togliere, ma appena potrò lo riallaccerò. Accadrà soprattutto quando sarò in mezzo alla gente che non conosco, a cui potrei, nel caso facessero domande non rispondere oppure dire che si tratta del simbolo della mia sottomissione a Medusa.
La notte, lasciate le persone con cui mi sono incontrato e rientrato nella mia stanza mi spoglio completamente e mi riallaccio il collare. Sarà questo l’unico indumento che porterò quando sarò qui dentro …. Mi metto a letto e sento il tessuto delle lenzuola sul mio corpo nudo. Accarezzo il mio collo, sento sotto le dita la pelle e le piccole borchie di metallo … ho un’erezione. Le mie mani passano sul corpo; ora afferro il membro, lo eccito ancora di più …. Non verrò, non posso e non voglio … tutta questa notte e anche la prossima, nei momenti di veglia che interromperanno un sonno umido e sensuale, giocherò con il mio corpo, portandolo al limite, e traendo piacere da questo continuo stare sulla cresta dell’onda.
Ed ogni istante di questo lungo gioco lo dedicherò alla Mia Splendida Padrona, che presto mi avrà di nuovo ai Suoi piedi, pronto per donarmi completamente a Lei.

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